Zizyphus jujuba Lam. non Mill.

(Da: it.wikipedia.org)
Phylum: Tracheophyta Sinnott, 1935 ex Cavalier-Smith (1998)
Classe: Magnoliopsida Brongn. (1843)
Ordine: Rhamnales Dumort., 1829
Famiglia: Rhamnaceae Juss., 1789
Genere: Zizyphus Adans.
Italiano: Giuggiolo
English: Common jujuba, Chinese date
Français: Jujubier commun
Deutsch: Jujube
Español: Jinjolero, Azufaifo
Descrizione
L'albero può arrivare ad un'altezza che va dai 5 ai 12 metri, le foglie sono di un verde brillante. La struttura dell'albero è molto articolata ed i rami sono ramificati e contorti con una corteccia molto corrugata; i rami sono spesso ricoperti di spine. Il giuggiolo produce, oltre che un gran numero di fiori di piccole dimensioni dal colore bianco verdastro, dei frutti grandi più o meno quanto un'oliva, con buccia di colore dal rosso porpora al bruno rossastro, e polpa giallastra. La zizifina, un composto che si trova nelle foglie del giuggiolo, sopprime nell'uomo la percezione del sapore dolce. Se colto quando non ancora maturo (ossia quando presenta un colore verde uniforme), il frutto del giuggiolo, la giuggiola, ha un sapore simile a quello di una mela. Con il procedere della maturazione tuttavia, il colore si scurisce, la superficie si fa rugosa e il sapore diviene via via più dolce, fino ad assomigliare a quello di un dattero. Le giuggiole si consumano sia fresche, appena colte dall'albero, sia quando sono leggermente raggrinzite. C'è un solo nocciolo all'interno del frutto, simile a quello di un'oliva, che nella cucina persiana è noto come annab. La denominazione Ziziphus jujuba è stata giudicata nomen conservandum a spese del sinonimo Ziziphus zizyphus (nomen rejiciendum). A differenza di altre specie della stessa famiglia, è in grado di sopravvivere ad inverni freddi, con temperature fino a -15 °C. Non ha particolari esigenze di terreno. La crescita della pianta è molto lenta per la formazione di cortissimi brachiblasti. La presenza di alberi di mole significativa, e quindi molto vecchi, in seguito allo sconvolgimento agrario del secolo scorso, è alquanto rara; si trovano spesso solo presso vecchie case coloniche, o cascinali abbandonati, su suolo povero ma non disturbato. I semi della pianta sono molto restii a germogliare a causa dell'endocarpo molto duro e robusto, un modo semplice per aggirare il problema è il taglio della punta del seme con delle forbici da potatura per agevolare l'ingresso dell'umidità all'interno del seme. Frequentemente la pianta è propagata più facilmente per mezzo dei numerosi polloni radicali che produce in abbondanza. Narra Omero (Odissea, libro IX) che Ulisse e i suoi uomini, portati fuori rotta da una tempesta, approdarono all'isola dei Lotofagi (secondo alcuni l'odierna Djerba), nel nord dell’Africa. Alcuni dei suoi uomini, una volta sbarcati per esplorare l'isola, si lasciarono tentare dal frutto del loto, un frutto magico che fece loro dimenticare mogli, famiglie e la nostalgia di casa. È probabile che il loto di cui parla Omero sia proprio lo Zizyphus lotus, un giuggiolo selvatico, e che l'incantesimo dei Lotofagi non fosse provocato da narcotici ma soltanto dalla bevanda alcolica che si può preparare coi frutti del giuggiolo. Una specie affine, lo Zizyphus spina-christi, è ritenuto dalla leggenda una delle due piante che servirono a preparare la corona di spine di Gesù. L’altra sarebbe il Paliurus spina-christi. Pare che per gli antichi Romani il giuggiolo fosse il simbolo del silenzio, e come tale adornasse i templi della dea Prudenza. In Romagna e in altre regioni, in molte case coloniche era coltivato adiacente alla casa, nella zona più riparata ed esposta al sole. Si riteneva che fosse una pianta portafortuna. Secondo gli scritti di Erodoto, le giuggiole potevano essere usate, dopo aver fermentato, per produrre un vino, le cui più antiche preparazioni risalgono a Egizi e Fenici. Ad Arquà Petrarca, comune veneto dove i giuggioli sono ancora piantati nei giardini di molte abitazioni, le giuggiole sono utilizzate per realizzare ottime confetture, sciroppi, e il famoso brodo di giuggiole, un antico liquore. I frutti del giuggiolo hanno un blando effetto lassativo.
Diffusione
La specie è presente allo stato spontaneo in Asia centrale e nella regione del Caucaso. Al di fuori del suddetto areale la presenza degli alberi di giuggiole è pressoché sempre dovuta a coltivazione, attuale o residua, pur esistendo una presenza significativa di piante naturalizzate. È possibile trovare esemplari di giuggiolo nei climi più diversi, tuttavia la pianta dà buoni frutti soltanto alla fine delle estati calde.
Sinonimi
= Paliurus mairei H. Lév. = Rhamnus jujuba L. = Rhamnus soporifera Lour. = Rhamnus zizyphus L. = Ziziphus mauritiana Lam. = Ziziphus muratiana Maire = Ziziphus nitida Roxb. = Ziziphus orthacantha DC. = Ziziphus poiretii G.Don (nom. illeg.) = Ziziphus rotundata DC. = Ziziphus sativa Gaertn. = Ziziphus sinensis Lam. = Ziziphus soporifera (Lour.) Stokes = Ziziphus tomentosa Poir. = Ziziphus trinervia Roth (nom. illeg.) = Ziziphus vulgaris Lam. = Ziziphus zizyphus (L.) H.Karst.
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Stato: Monaco |
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Data: 01/12/2006
Emissione: Alberi Stato: Zimbabwe |
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Stato: Mauritania |
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Data: 24/10/2000
Emissione: Frutti in natura Stato: Zimbabwe |
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Stato: Mauritania |
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Data: 30/04/1997
Emissione: Frutti locali Stato: Anguilla |
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Stato: Vietnam Republic |
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Data: 28/01/2016
Emissione: Frutti Stato: China (Taiwan) |
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Data: 30/11/2012
Emissione: La ricchezza delle foreste - Frutti selvatici Stato: Burkina Faso |
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